Leadership, una sfida quotidiana
Evelyn Kirchmaier racconta cosa vuol dire essere direttrice generale di Markas tra sfide e priorità quotidiane in azienda e nella vita.
Per essere un buon leader d’azienda non c’è una ricetta, altrimenti basterebbe seguirla alla lettera e il gioco sarebbe fatto. Le problematiche e le necessità nel lavoro di leadership cambiano ogni giorno. Bisogna sapersi adattare. Rimboccarsi le maniche per risolvere al meglio sfide sempre nuove. Ne è convinta Evelyn Kirchmaier, direttrice generale di Markas. Ci sono però delle caratteristiche e qualità precise che possono aiutare molto chi di mestiere coordina una squadra. Kirchmaier ce ne parla in quest’intervista. Ci racconta del suo lavoro, di come ciò che ha imparato quando lavorava come giornalista la aiuta ogni giorno, delle sfide di Markas e della sua vita.
Da otto anni lavora in Markas, prima come “organization manager” e ora come direttrice generale. Nel suo lavoro quotidiano di leadership, quali sono le sue priorità?
“In generale le priorità sono sempre diverse, non c’è un giorno come un altro quando fai questo tipo di lavoro. Riguardo alla leadership, la mia priorità è tenere alto il livello di coinvolgimento e di motivazione delle persone con cui lavoro. Un’altra priorità è cercare di dare sempre l’esempio, cioè non chiedere nulla ai miei collaboratori che io stessa non sia disposta a dare. Per esempio, non chiederò loro di essere puntuali, se io per prima non lo sono”.
Cosa significa per lei “coinvolgimento”?
“Significa comunicare ai propri collaboratori l’obiettivo, il senso, di ciò che si fa, i motivi di una decisione. In questo modo le persone si sentono coinvolte, motivate e ti seguono. Se le escludi, rischi poi di rimanere solo”.
Quali sono i punti forti della sua capacità di leadership?
“Quando guidi una squadra non sei mai ‘arrivato’ è un processo di apprendimento continuo. Una caratteristica che sento di avere e che cerco di migliorare costantemente è l’empatia. Ho notato che, specialmente in un’azienda come la nostra, fatta di tantissime persone, saper essere empatici aiuta molto. In concreto vuol dire cercare di capire chi hai di fronte, le sue esigenze e le sue ragioni. È fondamentale nei confronti di tutti: collaboratori, fornitori, clienti”.
Quale caratteristica ha sviluppato durante la sua carriera?
“Probabilmente ho imparato a credere di più in me stessa. Quando sei giovane, all’inizio della carriera e sei donna, è facile sentirsi insicure perché cerchi di ambire alla perfezione e perché non hai ancora molta esperienza. Un po’ di insicurezza e un po’ di paura di fallire possono aiutare a rimanere umili e a non sottovalutare mai i rischi, ma bisogna anche imparare a credere fortemente nelle proprie capacità. Ci vuole equilibrio. In generale, penso che ci siano elementi dell’essere un leader che puoi imparare da zero, per il resto bisogna lavorare sulle proprie capacità, sfruttare al massimo i propri punti forti e rafforzare quelli più deboli”.
Quali sono state le sfide e le difficoltà più grandi nella leadership di Markas?
“È stato il periodo iniziale della mia esperienza in Markas, quello subito dopo il passaggio generazionale. L’azienda è stata fondata dai miei suoceri Mario e Haidrun Kaslatter. L’hanno fatta crescere e dopo 25 anni l’hanno passata ai figli e a me come nuora. La famiglia ha preparato bene questo passaggio, ma con il senno di poi ci siamo detti che sarebbe stato giusto coinvolgere di più i collaboratori. Vedere uscire il capo con cui hai lavorato per tanti anni e accettarne uno nuovo non è facile. Abbiamo perso diversi collaboratori di vecchia data, coinvolgendoli di più forse saremo riusciti a mantenerli. Invece abbiamo dovuto assumerne di nuovi, creare una nuova squadra. Non è stato facile, ma ora siamo soddisfatti, abbiamo una squadra giovane, siamo cresciuti, recentemente siamo in una nuova sede, le novità non mancano e le sfide sono sempre entusiasmanti”.
Quali le soddisfazioni più grandi durante la sua carriera?
“Vedere una squadra che funziona bene è una soddisfazione enorme. Lì capisco che la nostra leadership funziona. Poi io trovo soddisfazione nella quotidianità. Quasi tutti i giorni sono molto motivata: trovo grande soddisfazione nel contribuire a risolvere le problematiche che si presentano tutti i giorni. Riuscire a portare avanti l’azienda di famiglia anche di un solo passo al giorno è già per me fonte di grande soddisfazione”.
Ha lavorato sei anni come giornalista, poi a capo di un ufficio stampa, prima di entrare in Markas, perché ha cambiato ambito?
“È stato il voler combinare due passioni. Fin da bambina ho sempre voluto fare la giornalista. Ho studiato con quest’obiettivo e sono riuscita a farlo per sei anni, nella carta stampata e poi un po’ in radio e in tv. Allo stesso tempo ho sempre avuto il desiderio e l’ambizione di guidare una squadra. In Alto Adige il mercato è molto piccolo e ho capito che sarebbe stato molto difficile diventare capo di una redazione. Così, ancora giovanissima, ho accettato di diventare responsabile dell’ufficio stampa della Cassa di Risparmio ed entrare in un ambiente più strutturato”.
Cosa ricorda dei suoi anni da giornalista?
“Mi ricordo l’adrenalina che fa parte del lavoro da giornalista. Il fatto di dover rimanere curiosa ogni giorno, la possibilità di cimentarmi in tanti temi e di conoscere persone importanti e interessanti”.
Cosa le ha insegnato questo lavoro?
“Il lavoro da giornalista mi ha insegnato a rimanere curiosa, ad essere sempre in cerca di qualcosa da scoprire, ad ascoltare sempre chi hai difronte, ad imparare a farsi ascoltare, a spiegare le cose, scriverle o raccontarle, in modo interessante e comprensibile a tutti. Tutto ciò che ho imparato mentre lavoravo come giornalista mi è utile oggi in Markas”.
Oggi quali sono le sfide che sta affrontando Markas?
“Una delle sfide è riuscire a integrare personale che arriva da paesi esteri, inclusi migranti e richiedenti asilo. In un’impresa di servizi come i nostri molti di loro trovano un lavoro. Non dico che siamo un ammortizzatore sociale, ma sentiamo di avere una responsabilità nei confronti dei nostri dipendenti. In Markas abbiamo dei programmi per aiutare a integrare persone con origini diverse, puntiamo soprattutto sull’offrire corsi di lingua.”
Fa un lavoro impegnativo e di responsabilità, come concilia famiglia e lavoro?
“Cerco di fare l’impossibile come tutte le donne che lavorano e hanno figli. Sicuramente ho un lavoro che prevede trasferte e impegni serali, però mi sento anche privilegiata: ho una grande flessibilità oraria e questo mi permette di organizzarmi e incastrare gli impegni. La mia famiglia è fondamentale per riuscire a conciliare tutto. Mio marito mi supporta non solo nel lavoro, ma anche a casa, abbiamo due nonne e un nonno che ci aiutano quando abbiamo bisogno e due bambini sani che amano stare con i nonni quando noi abbiamo un impegno. Il mio tempo libero lo dedico a stare con mio marito e i bambini, a giocare con loro e vederli crescere”.
Cosa si augura per il suo futuro professionale e personale?
“Per la mia vita spero che le cose continuino così: mi sento davvero fortunata e apprezzo ogni giorno ciò che ho. Dal lato professionale amo il mio lavoro e mi auguro che riusciremo a far crescere quest’azienda ogni giorno come è stato fatto fino ad ora”.
Cosa suggerisce alle donne che vogliono riorientarsi professionalmente o tornare a lavorare dopo un periodo di pausa?
“Suggerisco loro di essere coraggiose, di confidare nelle proprie capacità. Noi donne cerchiamo di ambire alla perfezione, tendiamo a concentrarsi sui nostri punti deboli. Dobbiamo invece lanciarci e fidarci di noi stesse perché solo provando si può riuscire”.