Fare carriera, appassionarsi, crescere: tante vite in azienda
Cosa vuol dire lavorare tutta la vita in una stessa impresa? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dipendenti di MEMC Electronic Materials. Sono infatti tra coloro insigniti del premio economia dalla Camera di Commercio di Bolzano per aver lavorato più di 36 anni in una stessa azienda.
Sono seduti attorno a un tavolo in una delle sale riunioni della sede di Merano dell’impresa, scherzano tra loro come chi si conosce da una vita. Sulla parete della stanza c’è una vetrinetta dove sono esposti alcuni esempi di prodotti finiti della MEMC Electronic Materials per la quale hanno lavorato tutta una carriera, chi in produzione su turni di giorno e di notte, gestendo i macchinari fabbricano cristalli di silicio monocristallino per applicazioni elettroniche, chi in amministrazione, chi ancora nella gestione del personale, nel reparto qualità o in ricerca e sviluppo.
Il premio per l’impegno nella carriera
Sono tra i 31 lavoratori – assieme a quelli di Gkn Driveline Brunico e di Gkn Sinter Metals –che hanno ricevuto il Premio Economia Alto Adige in primavera dalla Camera di commercio di Bolzano per aver lavorato più di 36 anni ininterrottamente in una stessa impresa.
Una volta era molto comune iniziare un lavoro e mantenerlo per tutta la vita. Oggi è raro trovare dipendenti che restano per tanto tempo nella stessa azienda, complice anche lo stile di vita frenetico dei tempi moderni e la maggiore flessibilità delle generazioni più giovani nello spostarsi alla ricerca di nuove opportunità. Lo schema si ripete: formazione, tirocini, poi mondo del lavoro e variazioni continue.
In alcuni casi se il “posto fisso” tarda ad arrivare si cambia per cercare una situazione più stabile, in altri, un impiego meglio retribuito, o ancora, se il lavoro c’è, si cambia per cercare un lavoro meno ripetitivo e più stimolante per fare carriera e nuove esperienze. Si accumulano tante esperienze, ma poca continuità in una stessa realtà, quella che, mattoncino dopo mattoncino, permette di costruire una propria professionalità e assumere ruoli di maggiore responsabilità all’interno di una stessa azienda.
Le storie dei dipendenti Memc
Quale è il segreto per mantenere alta la motivazione? Quali sono le qualità personali che permettono di fare carriera e sentirsi sempre a proprio agio e realizzati sul posto di lavoro? Durante la loro lunga esperienza, i dipendenti della MEMC si sono fatti più di un’idea a riguardo.
Fare gruppo, variare il lavoro e aggiornarsi
“La chiave di tutto sta nella squadra e nella varietà del lavoro – dice Roberto Verza, 57 anni, capo turno – In molti pensano che da noi sia una catena di montaggio: non è così, è molto vario. C’è sempre qualcosa da imparare e facciamo aggiornamenti continui, la tecnologia è migliorata molto negli anni e anche noi siamo dovuti stare al passo, ma è stato un bene: così il lavoro non è mai stato ripetitivo”.
In MEMC dall’80, Roberto da allora non ha visto solo i macchinari cambiare: “Quando sono entrato si stava bene, ma devo dire che la struttura interna dei dipendenti era molto piramidale, dagli anni ‘90 ci sono stati invece enormi passi avanti e il rapporto con i superiori è cambiato, oggi tutti hanno possibilità di intervenire e dire la loro, compresi i nuovi arrivati. Questo è sicuramente un aspetto che mi ha dato un senso di appartenenza al mio posto di lavoro”.
Roberto riconosce che oggi il mercato è cambiato. “In Alto Adige il lavoro c’è, ma ai giovani direi di non cullarsi sull’idea posto fisso. Bisogna avere la mentalità aperta e continuare ad aggiornarsi. Lo pensavo prima e lo penso oggi ancora di più”.
Appassionarsi e crescere
Sull’importanza di variare il lavoro è d’accordo Mauro Diodà, in pensione dopo 42 anni in MEMC. “Non mi sono mai annoiato. Il mio lavoro non mi ha mai pesato” Appassionato di meccanica fin da piccolo, Mauro è diventato perito ed è entrato in MEMC nel ’75, quando ancora non esisteva il Fax. “Ho sperimentato di tutto. La cosa bella è stata proprio che ho ricoperto diverse funzioni durante la mia carriera lavorando a progetti sempre nuovi, quindi è stato come fare più lavori, pur stando in una stessa impresa”.
Mauro ha iniziato come assistente capo-reparto in un reparto di operazioni meccaniche, dove veniva fatta la rettifica dei cristalli, dopo 4-5 anni è passato in un ufficio tecnico come disegnatore, poi è diventato responsabile della manutenzione meccanica a capo di un team di dieci persone. “C’era sempre qualcosa da inventare per migliorare le macchine, quest’aspetto del lavoro mi appassionava moltissimo, più del coordinamento di una squadra, e così quando si è aperta una posizione nell’ufficio miglioramenti, dove si cercava di ridurre i costi e aumentare la produttività, ho subito fatto domanda. Lì lavoravo a stretto contatto con ingegneri e il lavoro mi divertiva molto”.
Il lavoro può appassionare, ma può anche insegnare e forgiare il carattere. “Ero la timidezza fatta persona – racconta Antonella Dalpiaz – dopo 36 anni nell’ufficio personale mi sento totalmente cambiata, avere a che fare con le persone tutti i giorni mi ha sbloccata. Il lavoro ha significato molto per me, e quando l’ho messo in pausa e sono stata a casa per le mie due maternità, alla fine del periodo, non vedevo l’ora di tornare”.
Sentire di contribuire a un progetto comune
Per rimanere in una stessa azienda è importante sentirsi valorizzati nel proprio lavoro. “Ho avuto sempre la possibilità di migliorarmi, di avanzare, fare insomma un po’ di carriera, mi sono sentito gratificato – dice Umberto Martini, oggi lavora nel reparto qualità, ma ha iniziato come turnista. “Questa è un’ azienda che concede possibilità di sviluppo a chi ne ha le capacita e vuole” aggiunge Luca Fellin, impiegato nel reparto import/export e fatturazione, “anche io ho avuto la possibilità di formarmi, fare colloqui e cambiare. Questi aspetti contribuiscono sicuramente a creare un forte senso di apparenza, i dipendenti si trovano bene, sentono di dare il proprio contributo a un progetto comune e non vogliono cambiare”.
Cosa consigliare quindi ai giovani per affrontare il mondo di lavoro e fare carriera? “Di avere tanta pazienza – dice Alessandro Finato, da 36 anni in produzione – anche quando si inizia e la situazione lavorativa è magari un po’ precaria, consiglierei di mantenere l’ottimismo, non essere tesi, fare bene il proprio lavoro. Chi si impegna viene sempre premiato”.
Amare il proprio lavoro e sentirsi soddisfatti
E ancora: “Di scegliere un lavoro che appassiona, che dia soddisfazione – aggiunge Giancarlo Zago, perito meccanico, arrivato in MEMC 39 anni fa, subito dopo il diploma – L’invito al colloquio arrivò a scuola, per me e per alcuni compagni – racconta – Mi presentai. Lo ricordo come se fosse ieri. Pensavo sarebbe stata una chiacchierata. Invece era una selezione seria. Mi chiesero di fare un disegno tecnico di un pezzo meccanico. Iniziai e dopo un po’ chiesi se potessi avere una gomma per cancellare. Mi risposero: ‘Va bene per questa volta, ma qui non usiamo mai le gomme’. Rimasi un po’ intimorito, comunque finii e consegnai il disegno”. Giancarlo fu selezionato e così iniziò la sua avventura in Memc, un percorso che si sarebbe rivelato pieno di sfide sempre nuove e appassionanti, per fortuna sulle gomme scoprì ben presto che scherzavano.