Protocolli di sicurezza, cruciale il contributo dei dipendenti
Come viene garantita la sicurezza dei dipendenti nelle imprese di Bolzano Sud e quali sono gli aspetti più significativi dei protocolli adottati. L'esempio di Iveco Defence Vehicle e Acciaierie Valbruna.
Le imprese di Bolzano Sud hanno messo a punto dei protocolli di sicurezza particolarmente stringenti per contrastare la diffusione del virus Sars-Cov-2. Cruciale è stato il contributo dei dipendenti. Anche in questo infatti caso, come per Röchling Automotive di cui vi avevamo parlato, coinvolgere i dipendenti ha dato ottimi risultati. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Pelella, segretario Uilm.
Come viene garantita la sicurezza dei dipendenti nelle imprese metalmeccaniche a Bolzano Sud?
Attraverso il rispetto di precisi protocolli di sicurezza che vengono monitorati e aggiornati. Ad esempio Iveco Defence Vehicles e Acciaierie Valbruna hanno adottato delle norme di sicurezza ancora più stringenti rispetto al protocollo siglato tra le parti sociali ed il governo la scorsa primavera.
In quali aspetti i protocolli di sicurezza di Acciaierie Valbruna sono più stringenti rispetto al protocollo standard?
Nelle Acciaierie Valbruna c’è un addetto all’entrata che ogni giorno misura la temperatura dei dipendenti. Chiunque entri nello stabilimento deve inoltre dichiarare di non avere sintomi riconducibili a Covid-19 e di non essere entrato in contatto con qualcuno che ne abbia. Se un familiare di un dipendente ha la febbre, il dipendente rimane a casa in attesa di ricevere l’esito dell’eventuale test e si usufruisce della cassa integrazione Covid-19.
Quali gli aspetti più significativi del protocollo implementato da Iveco Defense Vehicles?
Iveco Defense Vehicles è stata la prima impresa in Italia ad introdurre la possibilità di eseguire i tamponi Covid-19 per i dipendenti. Ha iniziato ad aprile. Ogni mese a tutti i dipendenti viene offerto di partecipare allo screening e farsi testare. La partecipazione è gratuita e volontaria. Da parte dei dipendenti il riscontro è stato fin da subito positivo. Il tasso di partecipazione si attesta al 95%. Poter fare tamponi regolari per un dipendente vuol dire avere una garanzia in più. Le persone hanno la conferma di lavorare in un ambiente monitorato e sicuro e sono più tranquille. Da qualche mese l’Iveco ha previsto inoltre l’utilizzo di mascherine “ffp2” sul lavoro. Le fornisce tutti i giorni per garantire maggior protezione.
Cosa succede in caso di contagio?
I dipendenti che hanno avuto contatti stretti vengono subito isolati e testati. Anche le Acciaierie Valbruna hanno dei tamponi a disposizione per testare subito i dipendenti in caso di necessità. Nel caso di contatti occasionali e non prolungati, se il lavoratore è comunque preoccupato, viene informato della possibilità di fare il tampone con la Asl, che li offre a tutti a un prezzo accessibile.
Come è stato all’inizio, quando è scoppiata l’emergenza?
A marzo i dipendenti erano molto spaventati. Abbiamo ricevuto subito forti pressioni da parte loro per chiudere le fabbriche. Le mascherine erano difficili da reperire. I dipendenti si rifiutavano di entrare in fabbrica. Le Acciaierie Valbruna hanno fatto di tutto per trovarle, una sera un dipendente è stato mandato a ritirarle a Vicenza e solo così il giorno dopo si è potuto lavorare.
All’inizio ogni impresa era convinta di fare il massimo, ma di fatto non si conosceva ancora il virus e non si capiva cosa esattamente andasse fatto.
Quando sono cambiate le cose?
La svolta è avvenuta quando, a marzo, abbiamo siglato i protocolli di sicurezza. Avevamo finalmente un punto di riferimento: una base chiara di norme a cui attenerci. Nel frattempo, sono arrivate le mascherine, i prodotti per la sanificazione. Sono stati riorganizzati spazi e percorsi all’interno delle imprese e introdotta la disinfezione delle aree di lavoro da parte di ditte specializzate. A quel punto abbiamo ricevuto pressioni contrarie da parte dei dipendenti: questa volta per far riaprire e tenere aperte le fabbriche.
Come è l’atteggiamento dei dipendenti nei confronti delle norme di sicurezza?
Molto responsabile. I dipendenti si sono adattati molto velocemente alle nuove regole. I molti casi assieme alle imprese hanno contribuito a metterle a punto e migliorale. Rispettano il distanziamento quando previsto. Quando la tipologia di attività richiede di utilizzare lo stesso macchinario e lavorare vicini c’è sempre l’obbligo di mascherina e di sanificazione.
Come è proseguito il lavoro nei mesi successivi?
Bene. I lavoratori si sentono sicuri. Chiaramente capita di trovare dei positivi, perché a ciascuno in può capitare di entrare in contatto con questo virus, soprattutto in famiglia. Tranne queste rare eccezioni, le imprese non sono mai stati luoghi di contagio.