Progetto coaching, formare nuovi imprenditori
Un pogramma in collaborazione con l'unibz offre ai giovani con un'idea di business la possibilità di essere affiancati nello sviluppo del loro progetto da degli esperti provenienti dal mondo delle imprese.
Una cannuccia di pasta, eco-friendly e gluten-free. Questo è il prodotto sviluppato da una squadra di studenti dell’unibz del master in “Imprenditorialità e innovazione” che hanno partecipato al progetto coaching in collaborazione con le imprese altoatesine.
Il progetto si iscrive nel “Entrepreneurship BLab”, un corso all’interno del master che punta a sviluppare le competenze imprenditoriali degli studenti attraverso lezioni teoriche, workshop e project works. Per ogni team è previsto un “personal coach” proveniente dal mondo delle imprese. Il “coach” funge da mentore e segue gli studenti nello sviluppo della loro idea imprenditoriale. Grazie all’esperienza maturata sul campo può aiutare gli studenti a prendere in considerazione tutte le variabili necessarie quando si tratta di lanciare un prodotto sul mercato e dare loro informazioni preziose per definire il target di riferimento e immaginare le modalità di distribuzione sul mercato. Obiettivo del percorso è trasformare l’idea di business in un progetto concreto con relativo business plan.
A Ildiko Toth, Sonja Tetter, Stefano Franzon, e Mark André Astroh l’idea della cannuccia di pasta gluten free è nata per dare un’alternativa, che sia sostenibile e adatta anche a chi è intollerante al glutine, alle cannucce di plastica, che secondo una direttiva europea saranno bandite dal 2021.
La collaborazione con Dr Schär
Vista la tipologia di idea agli studenti è stato proposto di collaborare con l’impresa leader in alimenti gluten free Dr Schär. La squadra composta da una studentessa ungherese, una altoatesina, un veneto e uno tedesco si è incontrata più volte, in presenza e virtualmente, con la loro coach Simone Asper (nella foto di copertina assieme a Ildiko Toth), che in Dr Schär si occupa di sviluppare nuove linee di prodotti, tra i quali la nuova gamma Schär Bio.
L’esperienza è stata molto positiva per entrambi. “Mi è piaciuto moltissimo accompagnare gli studenti – racconta Simone Asper -. Per me è stato stimolante interfacciarmi con persone che stanno frequentando oggi l’università e che quindi hanno una prospettiva fresca sulle cose. È stato interessante lavorare con loro in modalità “start up”. Quando devo sviluppare dei prodotti, l’azienda mi dà un progetto e un budget per realizzarlo. Nel loro progetto invece bisognava pensare anche a come finanziare l’avvio dell’attività. Penso sia stata un’ottima occasione di crescita per tutti. I ragazzi si sono impegnati tanto e sono stati molto riconoscenti di ricevere consigli. Ho cercato di dare loro input su tutti gli aspetti da tenere in considerazione quando si elabora un prodotto e lo si vuole lanciare sul mercato: calcolare i possibili profitti, definire il marketing mix del prodotto, il target group, pensare alla modalità di distribuzione, al packaging. Non sono un’esperta in tutto ma ho indicato loro dei colleghi in azienda a cui si sono potuti rivolgere per domande specifiche”.
L’emergenza Coronavirus ha avuto un impatto sul progetto, ma il percorso è andato comunque avanti. “Ci siamo visti in forma virtuale. Volevamo sviluppare anche dei prototipi in azienda, questo non è stato possibile, ma non è escluso che non si possa fare più avanti”.
Come nasce e si sviluppa un’idea
Agli studenti dell’unibz l’idea è venuta in mente durante un brainstorming: “Siamo tutti appassionati di sostenibilità e affascianti dal mondo palstic-free e così abbiamo pensato di entrare nel mercato con questo prodotto”, racconta Ildiko, originaria di Debrecen, la seconda città più grande dell’Ungheria. Da sei anni è in Alto Adige, arrivata per studiare economia a Bolzano, attratta dall’offerta trilingue dell’ateneo. Oggi studia all’unibz e lavora in Dr Schaer come project manager. “Ci siamo orientati su una cannuccia di pasta, ma volevamo fosse universale, adatta quindi anche a chi è intollerante al glutine. All’inizio pensavamo di realizzarla in mais. Poi ci siamo confrontati con la nostra coach e abbiamo trovato un mix più adatto composto, oltre che da mais, anche da miglio e riso. Sappiamo che questa miscela funziona perché è già stata utilizzata in azienda. Il mais da solo abbiamo scoperto necessitare tanta acqua e questo andava contro i nostri principi di sostenibilità ambientale nella produzione”.
Anche Ildiko fa un bilancio positivo del percorso: “È stata una bellissima esperienza e siamo stati molto fortunati di collaborare con un’impresa sul territorio specializzata proprio in prodotti senza glutine. Simone ha tanta esperienza nel campo ed è riuscita a trasmetterci molto, partendo proprio da esempi concreti e reali. Per noi studenti, partiti con un progetto complicato da zero è stato fondamentale”. Per gli studenti si è rivelato particolarmente utile affrontare il nodo distribuzione: “Per noi è stato molto importante capire che in questa fase iniziale sarebbe meglio offrire il nostro prodotto direttamente ai grossisti e non ai clienti diretti, perché non abbiamo una rete sviluppata per raggiungerli in modo capillare”.
Il percorso si è concluso con la presentazione del progetto e del business model davanti ai professori. Ora gli studenti devono valutare come proseguire per, eventualmente, sviluppare il prodotto. “Dei quattro partecipanti, – spiega Ildiko – due sarebbero interessanti a portare avanti il progetto, ora bisognerà trovare il modo giusto per collaborare e trasformarlo in realtà”.