Materie prime, la corsa dei prezzi
Tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, la disponibilità di molte materie prime si è ridotta drasticamente e i prezzi di molte materie prime sono esplose. Per le imprese del manifatturiero questo si traduce in un rialzo dei prezzi e un rallentamento della produzione.
La corsa dei prezzi delle materie prime preoccupa l’economia. “Microchip, acciaio, rame, alluminio, semiconduttori, legno, materiali isolanti: in molti settori le imprese altoatesine denunciano difficoltà di approvvigionamento per materie prime e componentistica. Il problema è trasversale a tutti i comparti del manifatturiero: dall’automotive all’edilizia. In prospettiva rischia di avere pesanti ripercussioni sull’attività delle imprese. Ma anche comportare problemi anche per i consumatori”. Questo l’allarme comune lanciato dalle imprese altoatesine del settore produttivo (leggi l’appello).
Aumenti dei prezzi a doppia cifra
Sul tema, ha effettuato un’analisi approfondita il Centro Studi Confindustria: “Negli ultimi mesi – si legge nel rapporto – si stanno registrando rialzi significativi dei prezzi internazionali di numerose materie prime. I rincari sono molto diffusi. Il prezzo del legno è salito del 7% a febbraio 2021 rispetto a ottobre 2020. Quello della gomma del 10%, il grano del 13% e il mais del 31%, il rame del 26% e il ferro del 38%. Ciò si affianca al trend di risalita del prezzo del petrolio: +53% in tali 4 mesi”.
Inoltre, da alcuni mesi si registrano forti incrementi dei noli marittimi, a riflesso di una generalizzata carenza di container a livello internazionale. Questi aumenti delle commodity, quasi tutti a doppia cifra, non devono trarre in inganno, perché nascondono un’importante differenza. Per il petrolio si tratta di un recupero quasi pieno del prezzo, dai minimi toccati ad aprile 2020 a causa della prima ondata di pandemia: -3% dal valore pre-crisi a febbraio. Per molte altre commodity, invece, i prezzi a inizio 2021 sono ben sopra i valori pre-crisi, specie per i metalli: rame +40% (non lontano dal picco storico del 2011), grano +12%, legno +6%.
Costi in aumento per le imprese
Quale impatto hanno avuto finora i rincari sull’industria italiana? In una fase di domanda privata interna ancora molto scarsa, sia sul fronte dei beni di consumo che dei beni di investimento, è molto difficile per un’impresa scaricare a valle i rincari subiti a monte dall’acquisto di commodity. Perciò, molti dei settori industriali potrebbero trovarsi a fronteggiare una pressione al ribasso sui margini delle imprese.
Gli scenari per i prossimi mesi
Lo scenario più probabile, per la prima metà del 2021, è che i rincari delle commodity vengano registrati con forza nei costi per input delle imprese industriali, spingendoli pesantemente verso l’alto. Contemporaneamente, le imprese faranno ancora molta fatica a ritoccare al rialzo i listini industriali nel contesto di domanda bassa, per cui l’andamento dei prezzi di vendita sembra destinato a restare piuttosto debole, sicuramente più del costo degli input.
A parità di andamenti negli altri costi (lavoro), ciò rischia di comprimere bruscamente i margini delle imprese italiane. La speranza è che i rialzi delle commodity saranno solo temporanei. In questo caso la situazione per i margini industriali potrebbe gradualmente migliorare. Anche grazie all’atteso rimbalzo dell’economia dal terzo trimestre, che significherebbe maggiore domanda e quindi qualche spazio in più per un ritocco al rialzo dei listini industriali.