Persone

Trovare la propria strada

24 Mai 2018

L’ingegneria non ha genere. Lo dimostra Sara Mangialardo (Frener & Reifer Srl) che ha trovato la sua strada in questo settore ancora a maggioranza maschile.

Trovare la propria strada nella vita e nel mondo del lavoro è affascinante, ma spesso non è facile perché ci sono tanti aspetti che possono condizionare le scelte. Per le donne uno di questi è l’opinione di molte persone che ci siano determinati settori ancora di predominio maschile, come l’ingegneria. Ma Sara Mangialardo (Design and Engineering, Frener & Reifer Srl) non ne è convinta, perché “come giocare, crescere e studiare, l’ingegneria non è una questione di genere, ma di talento e impegno” e la sua esperienza rappresenta un esempio concreto a sostegno della sua tesi.

Come giocare, crescere e studiare, l’ingegneria non è una questione di genere, ma di talento e impegno

La formazione crea le basi per costruire il futuro

Dopo il diploma di maturità scientifica, la formazione di Sara è un percorso segnato da successi: nel 2011 consegue la laurea triennale in Ingegneria dell’Edilizia al Politecnico di Milano con il massimo dei voti, la lode ed il premio come miglior laureato della facoltà e tre anni dopo conclude, anche con il massimo dei voti e la lode, la laurea magistrale in Ingegneria dei Sistemi Edilizi. Partecipa poi al progetto Erasmus presso la Universitat Politècnica de València, frequenta l’Alta-Scuola-Politecnica presso il Politecnico di Milano e Torino con un Master in “Innovation and Management” e nel 2014 arriva l’abilitazione alla professione di Ingegnere, settore Civile-Ambientale. “In quel momento mi sono resa conto che l’università mi aveva permesso di approfondire le conoscenze nell’ambito del mio interesse, mi aveva aiutato a sviluppare e consolidare i miei talenti, ma rappresentava soltanto il punto di partenza. Davanti a me si era aperta la porta sul mondo del lavoro, ma ancora non sapevo in concreto cosa significava costruire. E così sono andata in cantiere, mi sono sporcata e le mani ed ho imparato a mettere in pratica le conoscenze teoriche apprese all’università”, ricorda sorridendo Sara.

L’università è solo un punto di partenza, non di arrivo.

 

La voglia di rimettersi in gioco

Continuando a cercare la sua strada, Sara arriva in una società internazionale di progettazione dove si avvicina al mondo delle facciate. “La progettazione delle facciate è un settore molto particolare dell’ingegneria delle costruzioni, in quanto si concentra sulla progettazione dell’involucro di edifici più o meno complessi per altezza e forma, richiede tanti requisiti e deve tener conto di molteplici variabili. Questo campo mi ha subito affascinato”, spiega Sara raccontando la sua seconda esperienza professionale. Nel processo di ricerca e costruzione del suo futuro Sara approda in Alto Adige e più precisamente alla Frener & Reifer Srl, l’azienda di Bressanone specializzata proprio in involucri edili. “Volevo rimettermi in gioco in un’avventura nuova e lontana dalla mia zona di comfort, approfondire la mia conoscenza del settore in una realtà di fama internazionale che segue progetti di valore e competitivi nel mondo. Mi piaceva soprattutto l’idea di poter lavorare in un’azienda che unisce sapere e tecnica, teoria e cantiere. Tutto questo è Frener & Reifer che, infatti, progetta, produce e installa.”

IOC, Olympic House, Losanna: il rendering di un progetto a cui Sara sta lavorando in questo momento (3XN Architects®)

Versatile

Non ha ancora compiuto 30 anni, ma Sara ha le idee chiare e comprende l’importanza di avere una mentalità aperta e dare spazio ai propri interessi. Per questo motivo ha continuato a mantenere un legame con il mondo universitario: “Da quando mi sono laureata insegno come assistente universitaria al Politecnico. Ho seguito, inoltre, un progetto di ricerca che ha portato alla pubblicazione di articoli su riviste specializzate e alla partecipazione a conferenze internazionali.” Anche nel suo tempo libero, coltiva le sue passioni: sport, viaggi, lettura e la conoscenza delle lingue – parla italiano, inglese, spagnolo e un po’ di tedesco che intende migliorare con l’esperienza altoatesina -, senza dimenticare il volontariato sociale e culturale. Dal 2014 con il progetto “Senegol” ha contribuito ad esempio a realizzare il centro per i bambini e i ragazzi di Gandon in Senegal.

Sara nel suo ultimo viaggio in Senegal in aprile scorso