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“Torneremo a viaggiare in treno come e più di prima”

29 Mai 2020

Quali sono state le sfide più grandi per il settore ferroviario e come sarà viaggiare in treno in futuro? Lo abbiamo chiesto a Roger Hopfinger, responsabile del trasporto pubblico per Alto Adige e Trentino di Trenitalia.

Ogni momento di crisi assieme alle difficoltà porta anche nuovi impulsi e nuove idee. Per Roger Hopfinger, responsabile del trasporto pubblico per Alto Adige e Trentino di Trenitalia, vale anche quando si parla di viaggiare in treno. I treni, da marzo fortemente ridotti, stanno rapidamente tornando a regime tra nuove misure di sicurezza, sanificazioni intensificate e supporto ai passeggeri. Molte le sfide affrontate durante la fase critica dell’emergenza e quelle che attendono il settore nei prossimi mesi. Dalla situazione si può però imparare per ottimizzare sempre di più il sistema esistente e pensare ai treni di domani, perché una cosa, per Hopfinger, è certa: “Torneremo a viaggiare in treno come e più di prima”.

Roger Hopfinger, Trenitalia

Come è la situazione dal punto di vista del servizio al momento?

In Alto Adige siamo tornati a pieno regime. Mancano ancora pochi treni rispetto a prima, ma questo per motivi tecnici. Per alcuni servizi il personale deve dormire in hotel e ancora non tutte le strutture alberghiere erano pronte dal punto di vista della sicurezza. Si tratta di due collegamenti in Val Pusteria, uno parziale (fino a Fortezza) per il Brennero e due in Valsugana, per il resto sono tutti operativi. Nelle altre regioni viaggiano il 70% dei treni circa.

E per quanto riguarda i treni a lunga percorrenza e le tratte transfrontaliere?

Sarà il prossimo passo. Le frecce verranno tutte reintrodotte, ma le tempistiche sono in divenire. Dipenderà da quando saranno consentiti gli spostamenti tra regioni e quelli oltre confine. Vorremo reintrodurre il collegamento per Lienz, si sta pensando di farlo a luglio, quelli per il Sud, quelli oltre il Brennero per far sì che i passeggeri non debbano, come al momento, scendere al confine, camminare, prendere un autobus e poi salire in treno alla stazione successiva, il diretto per Milano, per il quale riprenderemo la questione dell’adattamento degli orari da dove l’avevamo lasciata, e tutti gli altri treni che ci collegano alle altre città italiane. Dipenderà dai prossimi sviluppi e anche dalla domanda da parte dei territori. Ci sono approcci molti diversi: c’è chi chiede i collegamenti con forza, chi invece no.

Quali misure di prevenzione e sicurezza sono adottate sui treni?

La sanificazione dei mezzi è stata notevolmente intensificata ed è quotidiana, a fronte, comunque, di costi non indifferenti. C’è una porta per entrare e una per uscire, dispenser di disinfettante per chi non avesse quello personale, l’obbligo di indossare la mascherina, cartelli con indicazioni sulle norme di sicurezza, cartelli sui sedili per indicare dove non ci si può sedere. In Alto Adige la legge provinciale consentirebbe di viaggiare al 60% della capacità, ma andando in altre province e regioni dove valgono le restrizioni nazionali abbiamo uniformato le regole che prevedono l’occupabilità del 50% dei posti. Stessa cosa abbiamo fatto a livello di dispositivi di protezione individuale visto che c’erano discrepanze tra le regioni. Messaggi audio e video ricordano ai passeggeri le norme da seguire. Fondamentale è la responsabilità di ogni passeggero. Anche nelle stazioni sono stati creati percorsi obbligati per ordinare il flusso dei passeggeri.

Ci saranno più treni visto che la capacità di trasporto per i passeggeri è ridotta?

I treni non aumenteranno. Sarebbe impossibile per due ragioni. In primo luogo, un treno costa nove o più milioni di euro e per comprarlo ci vogliono tre anni. Un anno per la gara d’appalto e due per la costruzione. Inoltre, anche se comprassimo un nuovo treno non avremmo comunque binari per farlo viaggiare. Al momento sfruttiamo tutta la capacità della nostra rete. Negli ultimi anni abbiamo aumentato molto il servizio e abbiamo osservato aumenti in doppia cifra del numero delle persone trasportate.

I treni potrebbero essere “allungati” aggiungendo delle carrozze?

Anche questo non è uno scenario possibile perché i treni moderni hanno un numero di carrozze standard. Si tratta di otto unità non scomponibili. Il ricambio d’aria però è continuo. Sui nuovi treni l’aria viene totalmente cambiata ogni 10 minuti, su quelli più vecchi ogni 20 a seconda dei sistemi tecnologici presenti.

Viaggiare in treno costerà di più per i passeggeri?

Lo escludo. Già ora i prezzi coprono un terzo dei costi, il resto è finanziato dal pubblico. Dovranno essere stanziati più soldi, come in molti altri settori, ma il prezzo per il passeggero non aumenterà.

Come siamo messi a livello di utilizzo del biglietto digitale?

Il passeggero altoatesino utilizza molto il biglietto digitale contact-less. Anche a livello nazionale a gennaio già un terzo dei biglietti totali era elettronico e la tendenza è in aumento. E tutto ciò nonostante il fatto che in Alto Adige abbiamo ancora molte biglietterie rispetto ad altre regioni italiane.

Quali sono i timori per settembre quando ci sarà il rientro a scuola?

Al momento abbiamo in media 40 persone a treno. Per alcuni treni, come quelli che da Bressanone arrivano a Bolzano poco prima delle otto di mattina, abbiamo messo un servizio autobus aggiuntivo a sostegno in accordo con la provincia. La situazione è quindi sotto controllo. Le persone hanno ripreso a viaggiare. Mancano però il 30% dei passeggeri, rappresentato dagli studenti. La preoccupazione in vista di settembre c’è. Bisognerà vedere come avverrà il rientro a scuola, se la scuola sarà su turni, se continuerà in parte la didattica a distanza. Stessa cosa per i lavoratori pendolari. Spero che lo smartworking adottato in questa fase continui almeno in parte fino all’arrivo del vaccino.

Quali sono state le difficoltà durante la fase critica dell’emergenza?

Inizialmente il servizio è stato fortemente ridotto. Durante il lockdown abbiamo approfittato per anticipare lavori di manutenzione dei treni. Poi nella notte tra il 26 e il 27 aprile è uscito il decreto sulla fase due che dava disposizioni in merito al trasporto pubblico. Ci siamo trovati a dover applicare le misure previste in pochissimo tempo. Si trattava di decidere quali posti potessero essere occupati e quali no, mettere indicazioni sui sedili dove non ci si poteva sedere, indicazioni sulla porta d’entrata e di uscita per evitare flussi disordinati di passeggeri, informazioni nelle carrozze, dispenser di disinfettante. Tutto ciò su migliaia di treni in Italia. Ci sono voluti dieci giorni per completare il lavoro. Poi come molte aziende abbiamo dovuto affrontare le difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione individuale per i nostri collaboratori. Ora abbiamo scorte sufficienti e flussi regolari, ma non è stato un tema di facile risoluzione.

Avete avuto problemi dal punto di vista del personale?

Non abbiamo avuto fortunatamente problematiche sanitarie e questo ci ha permesso di garantire sempre il servizio. C’è stato in Alto Adige solo un caso di tampone positivo di un dipendente. Alcuni collaboratori sono stati messi in quarantena perché il coniuge/a lavorava in ospedale ed era risultato positivo.

Come valuta l’atteggiamento dei passeggeri ritornati nelle stazioni e sui treni?

È stato strano e anche triste vedere le stazioni, sempre brulicanti di persone, vuote per settimane. Sono però rimasto piacevolmente sorpreso alla ripresa. Molte persone sono tornate a viaggiare in treno quasi subito e in modo responsabile. Il profilo del viaggiatore medio che utilizza i treni in Alto Adige è elevato dal punto di vista culturale e la scelta di utilizzare il treno non è solo legata al vantaggio economico, ma anche al confort, alla praticità e al voler utilizzare mezzi pubblici. Viaggiare tutti in macchina è oggettivamente poco sostenibile. Amo i treni e non a caso faccio questo lavoro. Sono convinto che si tornerà a viaggiare come e più di prima, è solo questione di tempo.

Come si immagina i treni di domani?

Ogni crisi porta con sé oltre alle difficoltà anche nuove idee. Penso che questa situazione possa servire come stimolo per progettare treni più flessibili, con moduli interni modificabili al bisogno e sedili non fissi. Questo potrebbe essere utile anche per un trasporto biciclette più agile che consenta quindi una maggiore integrazione dei diversi trasporti. Sicuramente sarebbe utile avere un “people counter” sui treni che indichi quante persone viaggiano su un convoglio, oltre a cartellini elettronici che indichino la prenotazione per ogni singolo posto, come avviene già su treni oltre confine. In generale si punterà sempre più sulla velocità e la riduzione dei tempi di percorrenza, piuttosto che su treni dove si viaggia per tutta la notte.