Smart farming, la tecnologia monitora la salute delle mucche
Orma-Solutions sta sviluppando un sistema basato su sensori collegati tra loro che monitorano lo stato di salute del bestiame.
Analizzare attraverso sensori le contrazioni nello stomaco dei ruminanti per ottenere informazioni precise sullo stato di salute del bestiame. Lo scopo è, tra le altre cose, intercettare malattie ed elaborare diete corrette per gli animali. Questo è l’obiettivo di “Lanthings for agriculture”, il sistema a cui Orma-Solutions sta lavorando. L’azienda IT di Bolzano vede un grande potenziale nello “smart farming”, l’applicazione delle tecnologie di ultima generazione, in particolare l’“Internet of Things”, all’agricoltura e all’allevamento.
Smart farming, un settore in crescita
“C’è una fortissima attenzione da parte delle istituzioni, tra cui l’Unione Europea in primis, verso lo sviluppo dello smart farming”, spiegano Mario e Francesca Orlandi, rispettivamente Ceo e Project Manager di Orma-Solutions. Li incontriamo al Noi Techpark, che ospita la loro sezione di ricerca e sviluppo. “Anche agricoltori e coltivatori – precisa Mario Orlandi – vedono di buon occhio l’applicazione della tecnologia al loro settore. Fanno un lavoro molto duro. Devono rispettare standard stringenti. Un aiuto tecnologico può davvero fare la differenza in termini di risparmio di tempo e risorse”.
I vantaggi pratici ed economici del sistema
Orma-Solutions ha preso in licenza un brevetto dell’Università di Padova e sta lavorando per ingegnerizzare il sistema. “Un veterinario ha avuto l’idea, noi stiamo cercando di trasformare in prodotto il suo progetto di ricerca”. Al momento l’azienda sta ultimando la fase di sviluppo e tra poco il prototipo sarà pronto per essere testato sul campo. La tecnologia permetterà, attraverso sensori, di rilevare le contrazioni dei ruminanti per capire se l’animale sta bene, se è alimentato in modo corretto, se è in calore, se è in gravidanza, se c’è un’infezione. I dati raccolti sono elaborati e le informazioni comunicate tramite app all’allevatore che riceve notifiche e messaggi. In caso di malattie o infezioni potrà prendere subito le precauzioni necessarie ed evitare possibili contagi, che potrebbero comportare ingenti spese veterinarie e intaccare la produzione del latte.
“Abbiamo calcolato all’interno del nostro business plan che un allevamento di circa cento capi di bestiame adottando questo sistema potrebbe risparmiare fino a 7-8000 euro all’anno in spese di gestione. Per noi si tratta anche di contribuire a rendere più sostenibile, “smart” e attrattivo un settore che molti giovani oggi tendono ad abbandonare”.
Il sistema non si limita a elaborare i dati raccolti dai sensori sugli animali. “Potenzialmente – spiega Mario Orlandi – allo stesso router possono essere convogliate informazioni provenienti da qualsiasi altro tipo di sensore installato nella fattoria. Per esempio, da sensori che forniscono informazioni sull’energia solare prodotta da pannelli fotovoltaici, sensori che rivelano la presenza di monossido di carbonio in casa, sensori che monitorano la qualità dell’aria. Il sistema sarà in grado di elaborare i dati e comunicarli tramite un’unica app.”
Altro vantaggio del sistema: gli allevatori potranno condividere la tecnologia tra loro. “Visto che il sistema è in grado di elaborare una grande quantità di informazioni abbiamo pensato a proporre dei possibili consorzi. Questa – conclude Orlandi – sarebbe una soluzione molto interessante per i piccoli allevatori”.
Lo sviluppo di “Lanthings for agriculture”
Sviluppare “Lanthings for agriculture” è stata una sfida e molte le problematiche da risolvere. “Abbiamo dovuto capire – spiega Francesca Orlandi – quale era il posto migliore per applicare il sensore, che ha la grandezza di un microchip, in modo tale che non desse fastidio all’animale e che captasse le informazioni nel modo più preciso possibile. La soluzione che abbiamo trovato è stata applicare il microchip sottopelle nel punto più vicino a registrare le contrazioni dello stomaco dell’animale”.
Qui però è sorto un altro problema: la batteria. Per trasferire le informazioni a un router distante il sensore ha bisogno di un frequente ricarico di batteria, difficile da realizzare con un sensore posto sottopelle. Orma-Solutions ha così trovato una soluzione. “Applichiamo un secondo microchip sul collare. Le informazioni vengono trasferite prima a questo, che funge da stazione intermedia o “ponte” e poi da questo al router”. Il trasferimento di dati dal primo al secondo sensore, data la vicinanza, necessita di una quantità relativamente bassa di batteria.
L’Internet of things può migliorare non solo il lavoro degli agricoltori e degli allevatori, ma anche la quotidianità delle persone. Abbiamo parlato delle sue applicazioni nell’assistenza delle persone anziane in quest’articolo.