Scuola e azienda alleate
Due istituti tecnici e Finstral uniti per migliorare la qualità dell'aria in classe
Migliorare la qualità dell’aria in classe mettendo a fattor comune la curiosità e la voglia di fare degli studenti con il know-how e la disponibilità dell’industria. Con l’obiettivo di realizzare una soluzione per migliorare la qualità dell’aria a scuola. Un elemento diventato centrale a seguito della pandemia, in cui il tema dell’areazione ha assunto grandissima rilevanza. Protagonisti dell’iniziativa sono l’Itcat (Istituto Tecnico Costruzioni, Ambiente e Territorio) Delai e l’Itt (Istituto tecnico tecnologico) Galilei della città di Bolzano, sul fronte scolastico, e la Finstral, sul fronte imprenditoriale. Una collaborazione che ha permesso di avvicinare scuola e azienda e di far conoscere le rispettive esigenze e capacità. Per gli istituti scolastici gli interlocutori sono i professori Enrico Vucemillo (architetto di formazione, docente di progettazione e costruzione impianti al Delai) e Daniele Modonese (docente di chimica e chimica ambientale al Galilei). In Finstral il tecnico che ha dialogato con i docenti è Andreas Franzelin, del reparto Normazione ed associazioni, la referente interna è Miriam Pedrolini. Coinvolte sono state due classi quarte, una per ciascun istituto scolastico.
Lo spunto: migliorare l’aria delle classi dopo la pandemia
„L’iter del progetto nasce due anni fa quando – spiegano Vucemillo e Modonese – abbiamo fatto una campagna come Itcat Delai e Itt Galilei di rilevamenti dell’aria dentro le aule. Una iniziativa coordinata da Gaetano Settimo dell’Istituto superiore di sanità e referente italiano per i rilevamenti dell’aria. La qualità di ciò che respiriamo ci coinvolge tutti e dopo la pandemia è diventato ancora più urgente capire cosa c’è nell’atmosfera“. I rilievi, con il coinvolgimento anche del Dipartimento di ingegneria della Lub con il professor Giovanni Pernigotto, ha messo in evidenza un a cosa nota: ovvero che grazie a un sistema di arieggiamento l’aria migliorava. Ma il problema era come rendere tale arieggiamento sistematico e compatibile con le condizioni climatiche esterne estreme (caldo in estate, freddo in inverno) e con le esigenza di avere quindi una temperatura interna adeguata alla funzione di istruzione.
Il dialogo con Finstral
L’idea della scuola è stata allora cercare di migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente interno progettando una „finestra che respira.“ Un po‘ come se applicassimo l’idea del tessuto Goretex agli infissi“ sottolinea il professor Vucemillo. Ecco allora la ricerca di un partner industriale e la scelta caduta su Finstral. Che ha messo a disposizione un sistema di ventilazione meccanica adiacente alla finestra. Le due classi vogliono ora applicare una serie di sensori, che la scuola ha già messo a punto, che permettano un ricambio d’aria automatico quando ne rilevano un peggioramento della qualità. A fine gennaio ci sarà un incontro tra azienda e classi a scuola per vedere come realizzare concretamente l’idea.
Il contributo dell’impresa
Finstral, industria che ha un dialogo costante col mondo della formazione, ha messo a disposizione il proprio know-how. „Con i docenti – sottolinea Franzelin – ho avuto due incontri per capire le loro esigenze. Poi nelle scorse settimane sono venuti con le classi in azienda e abbiamo spiegato come funziona con la ventilazione meccanica e il meccanismo che mettiamo nel cassonetto o laterale dove c’è spazio. In una scuola esistente con le finestre che ci sono già, l’idea è di mettere la vmc in un sopraluce e di collegarlo al sensore per determinarne l’attivazione in determinate condizioni dell’aria“. Per Franzelin il progetto è un elemento di aiuto a trasferire la cultura della finestra, importante in particolare in una scuola tecnica per aumentare la formazione e la conoscenza degli studenti sugli infissi, le loro caratteristiche tecniche, luminosità, isolamento eccetera oltre all’aerazione.
Il dialogo con il mondo della formazione
Come detto per Finstral si tratta di un rapporto continuativo con la scuola. „Noi – sottolinea Miriam Pedrolini – abbiamo, ad esempio, attivato delle borse di studio con l’università di Bolzano per premiare i due studenti più bravi, uno nel test di accesso all’ateneo e uno alla maturità. Ma siamo anche attivi nelle scuole, apriamo le porte ai ragazzi negli Open Days, e aderiamo ovviamente alla formazione duale“.
L’entusiasmo degli studenti
Il progetto, oltre ad fare incontrare con maggior forza due mondi come la scuola e le aziende, ha consentito agli studenti di sperimentare un nuovo modo di imparare. „E‘ un errore chiudersi nella teoria fine a se stessa – sottolinea Vucemillo – gli studenti stessi capiscono che serve un modo nuovo di fare didattica. L’impresa diventa un interlocutore per una didattica innovativa e il futuro a mio parere è investire sulla contaminazione interdisciplinare. Per gli studenti è stata finora una esperienza incredibile che ha prodotto in loro entusiasmo, passione e curiosità“.