Non si finisce mai di imparare
Sonia Chieregato in 34 anni alla Fercam ha acquisito competenze e responsabilità. Motivazione e curiosità le leve per continuare a crescere
Sonia Chieregato, bolzanina doc, aveva appena concluso il triennio in ragioneria nel 1989 e, come dice con schiettezza, si sentiva più portata a lavorare che a continuare a stare sui libri. Detto fatto, entra in Fercam, azienda di trasporti e logistica che oggi supera il miliardo di fatturato e le 100 filiali, ma che allora era meno grande, sebbene già in crescita. Da allora, in 34 anni di dedizione al lavoro, premiata recentemente con il riconoscimento di Maestra del lavoro, Sonia Chieregato ha esperito i cambiamenti di un’impresa che si espande e di un mondo del lavoro che cambia. A lei abbiamo chiesto di fare un bilancio di questa importante parte della sua vita.
Come e quando è entrata in Fercam?
Sono stata assunta nel 1989, c’era ancora il Muro di Berlino, per lavorare all’archivio e come centralinista con compiti di segreteria. Allora non c’erano i computer, e si battevano ancora a macchina le lettere. Dopo la scuola avevo molta voglia di essere attiva nel mondo del lavoro e ho avuto questa opportunità.
Come è proseguito il suo percorso?
Dopo un anno si è liberato un posto in contabilità. Io ho studi contabili alle spalle, all’Ipc, e mi sono proposta. Per poter ottenere il nuovo incarico ho dovuto affrontare un colloquio interno, che ai tempi era molto diverso da quelli che si svolgono ora. Le domande vertevano in maniera preponderante sui compiti pratici, oggi ci si fa un quadro più delle cosiddette soft skills del candidato. Dopo sei anni nel settore, sono stata promossa a responsabile.
Una scelta che ha premiato una persona giovane all’interno dell’azienda.
Sì, avevo 24 anni all’epoca e un diploma triennale. E anche in questo senso è cambiato molto: adesso il titolo di studio e la formazione di chi si candida per la contabilità è molto diversa. Scherzando al mio superiore dico sempre che se mi presentassi ora al colloquio forse non verrei assunta.
Come è cambiato il lavoro in azienda in questi 34 anni dal suo punto di vista?
Si è modificato molto certamente per le innovazioni tecnologiche e informatiche che hanno toccato anche il nostro settore. Ma soprattutto per la crescita dimensionale dell‘impresa. Anche il nostro reparto è cresciuto da 4 a 14 persone e nella responsabilità. Ci occupavamo in passato solo della capogruppo, oggi seguiamo la contabilità di una serie di società controllate. Con il Covid si è passati allo smart working e all’home office. Una trasformazione ulteriore riguarda l’intelligenza artificiale che stiamo valutando di inserire nei programmi che usiamo.
E cosa è rimasto costante in questi anni di lavoro?
La coesione e la serenità dell’ambiente di lavoro: siamo un ufficio molto unito e con un turn over ridottissimo. Inoltre la libertà e la grande autonomia che l’azienda mi ha sempre garantito, anche nella gestione di situazioni personali delicate. Inoltre il piacere per il mio lavoro in un’impresa solida in cui non si finisce mai di imparare.
Cosa ha appreso dalla sua vita lavorativa?
Un consiglio che mi sento di dare a tutti, dai neo-assunti ai collaboratori più esperti, e che metto in pratica anche io è: cercare di imparare e di essere umili, capire soprattutto all’inizio che tipo di ambiente è quello in cui si lavora e solo dopo proporre cambiamenti. Io sono da 34 anni qui e vedo che imparo ogni giorno qualcosa di nuovo, non solo da chi è esperto del mestiere e dell’azienda ma anche dai giovani che hanno una visione diversa e una prospettiva nuova.