Un’azienda che fa gruppo
Daniele Roccabruna, da 29 anni alla Gronbach: "Qui ci si sente in famiglia"
Un’azienda che fa gruppo. Dove l’attenzione ai collaboratori è alta e contribuisce a sviluppare un forte Teamgeist. „Qui non si è un numero, ma ci si sente in famiglia“ dice Daniele Roccabruna, da 29 anni alla Gronbach. Per lui, entrato in azienda dopo il militare da giovanissimo, Gronbach (ex Apparatebau) di Laghetti di Egna è stata un trampolino per poter crescere professionalmente. Oggi è responsabile del reparto manutenzione interna macchinari e infrastrutture di un’impresa innovativa, con 150 addetti e che fattura 24 milioni di euro. Tanti i clienti internazionali nel campo della produzione degli elettrodomestici. A loro Gronbach fornisce soluzioni all’avanguardia a partire dalle cerniere, con scelte fortemente innovative nella produzione e non solo. Nell’approcio ai collaboratori, infatti, l’impresa ha creato, non fermandosi nanche durante il Covid, un ecosistema di soluzioni che vanno incontro alle esigenze familiari e individuali della forza lavoro. E che contribuiscono al forte legame tra impresa e addetto: l’anzianità lavorativa media alla Gronbach è di 14 anni, segno di un attaccamento intenso tra azienda e forza lavoro.
Signor Roccabruna, quando è entrato in azienda?
Dopo la scuola professionale e il servizio militare, 29 anni fa, sono entrato alla Gronbach, che allora aveva ancora la denominazione di Apparatebau. In questo periodo di tempo, partendo da operaio semplice, ho potuto aumentare le mie competenze. All’interno dell’azienda ho acquisito il titolo di maestro artigiano elettricista e, quando il responsabile precedente è andato in pensione, lo ho sostituito e oggi sono responsabile tecnico aziendale del reparto manutenzione.
In una fase storica caratterizzata da cambi repentini di azienda, lei è uno dei tanti esempi alla Gronbach di una lunga permanenza. Come mai secondo lei?
Alla Gronbach non si è un numero, ma ci si sente un po‘ come in una famiglia. In questi 29 anni di attività lavorativa in questa impresa, ho vissuto una serie di cambiamenti che hanno contribuito a creare uno spirito di appartenenza aziendale importante.
Ci può fare qualche esempio?
Negli anni è stata istituita la banca delle ore, istituto un contributo economico per i genitori dei bambini in età scolare o alla nascita di un bambino, o per la salute e la sicurezza dei dipendenti. Poi, per esempio, c’è un buono che consente di acquistare, ogni venerdì, prodotti bio da un contadino della zona. Senza dimenticare le gite aziendali. Insomma, una serie di scelte che creano un clima familiare dentro l’impresa.
E l’azienda riesce ad attirare personale locale e non solo….
In azienda ci sono tante persone della zona, tra i tecnici che abbiamo. Ma una buona fetta arriva anche dal Trentino, dalla val di Non, Pergine, val di Cembra e così via.
In 29 anni ci sono stati parecchi momenti particolari: solo per citare gli ultimi, il Covid e ora il caro-energia. Come la state vivendo all’interno?
Per quanto riguarda l’energia, ancora prima della situazione venutasi a creare con la guerra in Ucraina avevamo lavorato con l’obiettivo del risparmio. Da anni siamo impegnati in azienda sul recupero di calore e sull’adozione di macchinari sempre più efficienti sul fronte dei consumi. Inoltre non abbiamo cicli produttivi che richiedono gas. Insomma, siamo attrezzati.