Alto Adige, dove sperimentare è di casa
La rivista "L'Imprenditore" nel suo numero di ottobre ha fatto un viaggio tra le PMI innovative dell'Alto Adige. Su "madeinbz" vi riproponiamo il reportage di Sergio Torrisi che ha fatto tappa a Bressanone, Bolzano e Laives.
La Emicontrols ha ampliato l’uso dei cannoni per l’innevamento ad altri settori. Stessa strategia alla Barbieri Electronic, dove la misurazione del colore per la stampa viene applicata anche al tessile. Innova di continuo grazie ad una clientela internazionale la Höller, specializzata in arredamenti d’interni per yacht di lusso. Tre pmi che investono e si reinventano.
Emicontrols: contro le fiamme un sistema da esportazione
Nata come spin-off della capogruppo TechnoAlpin, la EmiControls di Bolzano è riuscita in pochi anni a portare con successo i propri cannoni per l’innevamento su altri campi d’azione. Un processo che ha preso il via quando alcuni clienti, gestori di piste da sci ma anche presenti nel settore del movimento terra o degli inerti, domandarono all’azienda bolzanina – 10 milioni di fatturato nel 2020 a fronte di 20 dipendenti – di poter utilizzare i loro nebulizzatori d’acqua per abbattere le polveri in altri contesti lavorativi. “Alla terza richiesta arrivata in poco tempo abbiamo pensato di poter creare questo nuovo ramo d’azienda, gestendo noi stessi l’uso, diciamo “alternativo” dei macchinari prodotti da TechnoAlpin, leader nel settore dell’innevamento – spiega l’amministratore delegato di EmiControls, Francesco Fritz –. Tra il 2007 e l’anno successivo è stato così creato il primo prototipo di turbina per l’abbattimento delle polveri, macchina ormai giunta alla sua terza generazione”.
Visto il buon comportamento commerciale pure lontano dalle montagne, qualche anno più avanti la EmiControls ha poi deciso di impiegare i nebulizzatori anche per contrastare gli incendi. Novità che inizialmente ha fatto fatica a convincere gli addetti delle aziende interessate (petrolchimiche ed altre), considerata la differenza concettuale tra l’utilizzo della classica manichetta e dell’innovativa turbina di nebulizzazione. “In un settore legato alle tradizioni come l’antincendio c’è voluto un po’ per far comprendere i vantaggi della nostra offerta – sottolinea Fritz –. In seguito, comunque, è emerso come l’acqua nebulizzata sia dieci volte più efficace contro le fiamme rispetto a quella usata fino ad ora per spegnere un incendio, perché può sfruttare la maggiore capacità di raffreddamento della stessa. La nebulizzata ha, insomma, un potere estinguente nettamente più forte”.
Sbarcato, dopo l’Italia, in altre zone d’Europa come Inghilterra, Austria e Germania, il rivoluzionario sistema contro le fiamme della EmiControls pare aver ottenuto consensi pure in Asia, con Cina e Corea a fare da apripista. “Nel frattempo, siamo partiti con un altro tipo di utilizzo dei nostri cannoni. Ci stiamo occupando del problema legato agli odori fastidiosi che vengono da centri di compostaggio o dalla raccolta di rifiuti organici. Riusciamo ad abbatterli senza dover nascondere tutto con l’aiuto di oli: nella nostra procedura, infatti, l’acqua nebulizzata si lega alla molecola degli odori e la neutralizza. E, nel frattempo, siamo in attesa di poter quantificare la portata numerica dei nuovi prodotti che stiamo ancora testando”.
La EmiControls ha avuto, infine, un’ottima reazione rispetto alle problematiche portate dal Covid-19. “All’inizio della pandemia eravamo parecchio preoccupati perché non sapevamo che sviluppi avrebbe avuto, mentre in seguito ci è servito da spinta per cercare nuove strade e non rimanere fermi – commenta Fritz –. I nostri dipendenti, lavorando spesso giorno e notte in tempi record, hanno fatto la differenza, dando una grossa mano per confermare praticamente il fatturato dell’anno precedente”.
Barbieri Electronic: una marcia in più grazie al mondo della ricerca
A Bressanone, invece, la Barbieri Electronic concentra il proprio impegno tecnologico e commerciale sulle tecniche innovative applicabili nel settore della stampa digitale. Un’azienda high tech – fatturato 1 milione e 200mila euro nel 2020 e 12 dipendenti – fondata nel 1983 e che si è progressivamente specializzata nella misurazione del colore per la stampa, settore di nicchia ma, allo stesso tempo, di grande prospettiva. “Mio padre Siegfried ha creato l’impresa che adesso mio fratello Markus e io stiamo guidando verso obiettivi piuttosto precisi – spiega l’amministratore delegato della Pmi brissinese Stefan Barbieri –. Come quello di riuscire a calibrare, attraverso l’uso dei nostri strumenti, il lavoro delle stampanti per rendere completamente affidabili le immagini che sono chiamate a riprodurre”.
Processo di crescita non facile da portare avanti, soprattutto per la peculiarità del territorio in cui la Barbieri si è sempre trovata ad operare. “Non è stato sicuramente semplice fare strada nell’high tech, considerato che qui da noi mancano aziende che ci possano aiutare a progredire – sottolinea l’ad dell’impresa di Bressanone –. Per questo motivo ci siamo subito dovuti spostare oltre confine per trovare interlocutori interessanti. Tra loro ci sono università tedesche, norvegesi, ma anche istituti di ricerca per le arti grafiche come il Fogra di Monaco di Baviera e centri di standardizzazione. Lo abbiamo fatto per rendere i nostri apparecchi uno standard sul mercato. Per cui se qualcuno oggi per la stampa industriale ha bisogno di uno strumento, viene automaticamente rimandato a quello Barbieri. Da anni siamo conosciuti e apprezzati in questa branca tecnologica”.
Negli ultimi tempi, intanto, la propensione estera della Barbieri è leggermente calata, mutamento generato pure dal maggiore riconoscimento dimostrato dalle aziende italiane. “Sì, devo dire che in passato il fatturato era prodotto per il 90% da commesse internazionali, mentre adesso è sceso al 65-70% per l’accresciuto interesse di aziende clienti di casa nostra”. Nel settore della misurazione del colore per arti grafiche ci sono grandi player, tutti focalizzati sulla stampa digitale su carta o simili. “Noi, invece, siamo subito partiti a studiare che impatto potesse avere su altri materiali e in altri campi, tra cui il tessile e la pubblicità retro illuminata, cose sulle quali siamo gli unici specializzati”, conferma Stefan Barbieri.
Höller: da oltre 70 anni pronti a nuove sfide
Di casa in Alto Adige e conosciuta a livello internazionale per la capacità di realizzare arredamenti d’interni d’alto profilo nel mondo degli yacht e delle case, la Höller – 50 dipendenti, quartier generale a Laives e una sede anche in Svizzera – ha una storia aziendale molto corposa dietro le spalle. “Due anni fa abbiamo festeggiato 70 anni di vita dell’impresa fondata da mio nonno, da sempre piena di idee, tali da consentirci di restare costantemente al passo con le nuove sfide – chiarisce la titolare Katrin Höller -. Queste, in passato hanno riguardato anche il settore delle opere pubbliche e, dopo la crisi del 2008, qualche anno dopo abbiamo iniziato a pensare agli yacht. Il primo di cui ci siamo occupati è stato un 75 metri australiano, lavoro che ci ha dato da subito grandi soddisfazioni e fatto conoscere in un ambito molto selezionato”.
Quel tipo di processo cognitivo industriale, che di solito ha tempi non brevissimi, per la Höller è durato assai poco, dando visibilità immediata alla sola azienda arredatrice di barche di lusso dell’Alto Adige. “A noi è riuscito di superare i normali step in un unico salto, garantendo una qualità altissima dei materiali anche nei successivi venti progetti che abbiamo portato a conclusione negli ultimi anni. Gli yacht, da 50 a 150 metri, sono diversi l’uno dall’altro perché ogni cliente arriva con una propria idea di design che i nostri tecnici, ormai grandi esperti del ramo, riescono a tradurre in ambienti del tutto speciali”, commenta Höller.
Nonostante i competitor possano spesso contare su un numero di dipendenti quadruplo rispetto alla Pmi della provincia di Bolzano, la costante ricerca della qualità degli interni ha portato la Höller a fare sperimentazione pure nel settore delle case. “Abbiamo in corso progetti a Montecarlo, in Svizzera e più in generale in Europa, mentre quelli negli Stati Uniti sono ancora in fase di gestazione. Non è facile essere sempre innovativi, però, allo stesso tempo, sarebbe noioso non avere traguardi ambiziosi davanti a noi a spronarci a fare ogni giorno di più”.
Articolo apparso su “L’imprenditore“, edizione ottobre 2021