Il design motore di sviluppo dell’industria
La ricerca del bello coinvolge anche prodotti meno consueti e aiuta a promuovere la cultura e l'originalità aziendali
Il design industriale si sta imponendo in molti ambiti che in passato non ne erano toccati. In precedenza erano soprattutto i settori dell’auto, della moda e dei mobili a fare rima con la ricerca del bello. E riguardava prodotti per i clienti finali. Ora è consueto che anche produttori di componentistica per le imprese concentrate sul retail sposino i principi del design. O si usino prodotti inconsueti in questo campo. A testimoniare il cambiamento nel settore è l’Adi (Associazione per il design industriale) grazie a ADI Design INDEX, selezione annuale del design italiano, e al premio Compasso d’Oro nonché all’omonimo museo. Con Marcello Cutino, presidente per il Trentino Alto Adige e il Veneto di Adi abbiamo fatto il punto sull’importanza del design per le imprese e, in particolare, per quelle organizzate a livello industriale.
Come si sta sviluppando il binomio design-industria?
ll design è sempre più una leva per lo sviluppo e l’innovazione delle imprese. In primo luogo, attraverso il design si cercano soluzioni nuove e si veicolano valori immateriali come quelli della cultura e dell’originalità aziendali. In questo modo diventa anche strumento di marketing e promozione del marchio. Un esempio concreto è quello che arriva da Brembo. Che anche attraverso il design ha costruito la sua identità aziendale passando da terzista di freni a produttore di eccellenza, tanto da venire premiato con il Compasso d’Oro proprio per uno dei loro componenti per i freni. Va poi considerato sempre una cosa.
E cioè?
Che il design è economia ed è quindi legato a filo doppio con le imprese. Da un lato, infatti, ha contribuito al Made in Italy di imporsi nel mondo e di far diventare l’Italia la seconda manifattura in Europa. Dall’altro, ha sviluppato un proprio comparto che comprende 36.000 imprese che danno lavoro a 63.000 persone nel nostro Paese. La provincia di Bolzano rientra tra le top 20 sia per valore aggiunto creato dal settore, sia per numero di persone che vi lavorano (in entrambi i casi l’1,4% del totale nazionale). E comparti come il legno, l’edilizia privata o l’automotive sono solo alcuni esempi di applicazione del design alla produzione industriale in Alto Adige.
Il design ha un ruolo anche nella transizione ecologica, visto che si parla spesso di eco-design?
La transizione verde è ormai un elemento cardine anche per definire nuove organizzazioni dentro le industrie, considerando ad esempio il fatto che la richiesta è sempre più per prodotti che siano belli ma anche sostenibili. Ci sono designer che progettano partendo proprio dal principio di riciclare i materiali. Un design attento alle regole della sostenibilità diventa un modo per l’azienda di mostrare il proprio livello di qualità e di diversificarsi dalle proprie concorrenti.
Quali sono le tendenze per il futuro?
Il design si baserà sempre di più sulla relazione (tramite tecnologie e social network quella attivata dall’utente con il produttore, con gli altri utenti) e non più sull’esperienza (ciò che provi, ad esempio per la bellezza dell’oggetto o la sua carica innovativa).
Il design ha un impatto anche su chi in azienda ci lavora?
Sì. basti pensare al concetto, lanciato già da Adriano Olivetti, per cui lo stabilimento produttivo diventa un posto dove è bello vivere e dove la qualità dell’edificio consente ai collaboratori e alle collaboratrici di trascorrere il tempo lavorativo in un luogo piacevole. Anche in Alto Adige ci sono esempi di questo tipo.