Aziende

Ricostruire il Dna del Po

24 Aprile 2024

Dietro il piano del PNRR per riportare fauna e flora autoctone lungo il più lungo fiume d'Italia ci sono innovazione e competenze dell'altoatesina ingena srl

Sistemare il corso del Po per favorire la ricomparsa degli habitat naturali originari. Una missione del PNRR – investimento complessivo di 357 milioni di euro – con un obiettivo ambizioso. Ovvero: recuperare il corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume e dalle fasce lungo le rive, caratterizzato da una notevole diversità di ambienti (sponde, isole, banchi di sabbia e così via) che devono essere protetti e ripristinati. E riqualificare così oltre 1.500 ettari, riattivando 51 milioni di metri cubi di lanche (meandri del fiume) e rami abbandonati. La progettazione ingegneristica di uno dei più grandi progetti finanziati con le risorse del NextGenerationEu parla altoatesino grazie alla società ingena. Abbiamo parlato con due dei titolari Rudi Bertagnolli, Federico De Piccoli per farci spiegare come si affronta con successo una progettazione che tocca un corso d’acqua lungo 652 chilometri e che prevede tassi di complessità molto elevati.

Da sinistra Federico De Piccoli, Rudi Bertagnolli e Marco Molon tra i titolari di ingena srl

In cosa consiste il vostro compito nell’ambito del bando del PNRR?

Attraverso le nostre competenze tecniche in termini ingegneristici abbiamo contribuito ad analizzare il comportamento del fondo mobile del Po al fine di fornire il progetto di fattibilità. Si tratta di un compito complesso, perché occorre rimettere mano al fiume e al suo corso lungo molti chilometri del percorso, conciliando il recupero della flora e della fauna autoctone con le caratteristiche di navigabilità che il corso d’acqua ha acquisito durante i tanti anni di modifiche del suo greto e degli argini. 

Qual è l’aspetto complesso del lavoro e come siete in grado di risolverlo?

Va detto che l’opera è talmente vasta e va realizzata al massimo entro il 2026 e che per la progettazione complessiva c’è stato bisogno di un grande lavoro di squadra. E infatti il bando per la progettazione lo abbiamo portato a casa assieme ad altri partner. Il management del progetto è stato affidato ad un gruppo di professionisti esperto nella gestione di grandi opere, che opera sotto la direzione dell’ingegner Andrea Marzi. Per noi gli aspetti delicati sono stati quelli di lavorare su un’area con tanti elementi diversi da prendere in considerazione e tante diverse esigenze da rispettare

Ci potete fare degli esempi?

Per prima cosa, il fiume attraversa il territorio di diverse Regioni. E in ciascun ambito amministrativo le normative sono differenti. Ci sono specie, animali o floreali, tutelate in una Provincia ma non in un’altra. Ci sono poi molte istanze che abbiamo dovuto considerare. Come quelle dei coltivatori di parti dei territori ex alluvionati e che si erano resi disponibili in passato a seguito del nuovo percorso del fiume. La difficoltà è legata anche alle tempistiche molto strette per realizzare la progettazione pari a quattro mesi, legate agli obblighi previsti dal PNRR che prevede di esaurire i lavori entro due anni circa. Sul piano ambientale, per essere in linea con quanto previsto dai principi DNSH (non fare danno significativo all’ambiente) abbiamo dovuto effettuare i calcoli per il bilancio della Co2 per i prossimi 50 anni.

In rosso i tratti su cui si concentrano le azioni previste dal bando del PNRR

Gli effetti di miglioramento ambientale quali saranno?

Grazie al lavoro di ridefinizione dei pennelli idraulici (argini costruiti con finalità legate alla navigazione interna), ci saranno molte più zone attorno alle rive che verranno alimentate dall’acqua. Assieme al lavoro di estirpazione della vegetazione non tipica della zona e alla piantumazione di piante autoctone ciò produrrà un incremento della biodiversità. Sia per la flora sia per la fauna.